La possibilità che i sali di nichel siano introdotti con l’alimentazione è un problema rilevante.
Recenti lavori scientifici hanno evidenziato con precisione che la sintomatologia tipica dell’allergia al solfato di nichel, ritenuta prima solo da contatto, è dovuta in realtà anche all’introduzione alimentare di sostanze che lo contengano.
In molti cibi si trova un minimo di solfato di nichel.
Si ritiene preferibile agire con una dieta mirata solo sugli alimenti che ne contengono in buona misura, quali:
- Spinaci, funghi, kiwi, cacao, pomodoro, pera, asparagi, rabarbaro
- Uva passa, prugne
- Avena (risulta uno dei cereali che ne contiene in misura maggiore)
- Lenticchie: sono le leguminose con il massimo contenuto di nichel. I fagioli e i piselli (in ordine decrescente) ne contengono meno. Di solito non togliamo questi ultimi dalla dieta a meno che non siano segnalate reazioni individuali.
- Mais, cipolla: per cipolla e mais, è da escludere l’uso abbondante, mentre la quantità di cipolla necessaria per un soffritto, i pochi chicchi di mais che possono dar colore a
- un’insalata o una manciata di corn flakes di tanto in tanto nel latte della prima colazione sono ammessi dalla dieta. Una polenta, una zuppa di cipolle, mezzo sacchetto di corn
- flakes o di pop corn vanno ovviamente considerati come ‘uso abbondante’ di questi alimenti.
- Aringhe, ostriche, cibi in scatola (anche il tonno in lattina di alluminio): scegliere i prodotti sotto vetro
- Margarine e grassi vegetali (idrogenati o non): alla loro preparazione concorrono diversi oli, e molto spesso quelli di mais, di soia e di arachide. Vengono usati a livello industriale
- soprattutto come ‘amalgamanti’, e la loro presenza nell’alimentazione comune è veramente ragguardevole: salvo qualche rara eccezione, i GRASSI VEGETALI (siaidrogenati che non-idrogenati) vanno ritenuti presenti nei gruppi di alimenti industriali indicati di seguito.
Esempi comuni di prodotti che ne contengono e vanno quindi eliminati o ruotati nella dieta sono:
- tutti i prodotti in sacchetto (cracker, biscotti, grissini, patatine fritte, arachidi e noccioline tostate),
- i pani speciali (come quelli conditi, all’olio, numerosi pani integrali, le fette da toast, le focacce, i crostini),
- cioccolato, gelati, caramelle, tutta la pasticceria e la biscotteria industriale (merendine, biscotti, brioche, pasticcini e tutti gli snack),
- i dadi da brodo (anche quelli solo vegetali),
- alcune marmellate,
- il fast food,
- i cibi fritti,
- la frutta secca e i semi oleosi.
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